7 maggio 2022 Sala Verde• Fondazione Collegio San Carlo – Modena.

A cura di Federica Candido

Il convegno Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile e insegnamento del fatto religioso a scuola tenutosi a Modena il 7 maggio 2022 ha riunito esperti di discipline diverse che hanno dibattuto intorno al tema dell’insegnamento del fatto religioso nella scuola pubblica alla luce delle diverse esperienze storiche nei sistemi scolastici europei e in seguito all’enunciato presente nell’obiettivo 4 dell’Agenda 2030.
È possibile ascoltare integralmente gli interventi a questo indirizzo web.
La relazione introduttiva del Prof. Vincenzo Pacillo (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia), L’insegnamento del fatto religioso a scuola e l’obiettivo 4 dell’agenda 2030: alcuni suggerimenti dal percorso pedagogico di Mario Lodi e dalla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti umani, ha permesso di ripercorrere le sperimentazioni rivoluzionarie del metodo educativo di Mario Lodi rispetto anche alla proposta di insegnamento della religione. Secondo Pacillo, Gianni Rodari e Mario Lodi pensavano la scuola come quel luogo il cui unico fine fosse la formazione del cittadino, come un luogo aperto alla dimensione sociale, in cui trovano spazio, in modo consapevole, ricerca e pensiero critico. E in questo luogo, anche l’aspetto riguardante la conoscenza del fatto religioso ricopre un ruolo determinante.

La professoressa Rita Benigni (Università Roma Tre) con la relazione L’educazione religiosa nelle scuole d’Europa. Percorsi e temi comparativi ha dato conto dell’ampio spettro delle varianti degli insegnamenti in materia religiosa presenti nei diversi sistemi scolastici europei. Lo spaccato restituito dalla relazione ci pone difronte a quella che potremmo
definire una consapevolezza “negativa”; l’intervento di Benigni denuncia in modo aperto il fatto che, in Europa, l’armonizzazione pubblica in materia di educazione religiosa non può essere raggiunta da una complementarità tra privato e pubblico perché, di fatto, tale sodalizio non esiste e il sapere religioso, relegato al privato che non è favorevole ad una dimensione comunitaria, diviene sempre più qualcosa di privatistico, di appartenenza settaria.

La relazione Insegnare la religione o le religioni? Appunti sulla teoria e sul metodo della professoressa Maria Chiara Giorda (Università Roma Tre) ha affrontato uno dei tanti nodi irrisolti dell’insegnamento che riguarda la religione e le religioni nella scuola, vale a dire il rapporto tra i due ambienti educativi in cui il legame scuola/religione tradizionalmente è stato previsto e messo in atto: la scuola e l’università. Giorda, che dieci anni fa ne La materia invisibile, proponeva la “Storia delle religioni” come nome di quella materia invisibile che ancora non esiste, oggi afferma di ritenere la dicitura “Scienze delle religioni” più adeguata ad esprimere la pluralità e la complessità degli insegnamenti che riguardano la religione e le religioni.

Il professor Michele Madonna dell’Università di Pavia (Tra passato e futuro. L’insegnamento della religione cattolica nel diritto della Chiesa e le sfide dell’Agenda 2030 per uno Sviluppo Sostenibile) ha ripercorso, dal punto di vista storico-giuridico, l’insegnamento della religione nel diritto della Chiesa e ha tracciato un quadro dell’ordinamento canonico esistente. La relazione, inoltre, ha passato in rassegna le sfide che l’insegnamento di religione cattolica si trova oggi ad affrontare nella scuola pubblica italiana, mettendo in luce soprattutto il banco di prova che oggi riguarda l’insegnamento di Educazione Civica.

Nell’ultimo intervento, L’esperienza di ERENews, Bollettino di informazione sull’insegnamento della storia delle religioni e delle religioni nella scuola e nelle Università, Federica Candido, Editor, Redazione EREnews, ha avuto l’occasione di presentare il bollettino progettato e gestito per 18 anni dal professor Flavio Pajer e, da marzo 2021, ereditato dal Dipartimento di Studi Umanistici (DSU) dell’Università Roma Tre.

Le ipotesi di discussione e di lavoro scaturite dalla tavola rotonda sono numerose e sarà possibile leggere le relazioni nella rivista “Il Diritto Ecclesiastico” (numero 3-4/2022).

Il filo conduttore, che si è rivelato un vero e proprio minimo comun denominatore nelle diverse relazioni, è stata la percezione del fatto che l’immanenza della questione religiosa e la sua problematicità a fronte dei fenomeni di immigrazione e di mancata inclusione non debba essere percepita come un moltiplicatore di tensioni e di contrapposizioni. Al contrario, le riflessioni dei relatori attestano proprio che la religione non costituisca il problema, ma lo strumento capace di andare nella direzione della costruzione di forme più avanzate di inclusione e di creazione della società europea e globale che noi oggi, in prospettiva futura, immaginiamo di tracciare. Ecco perché è necessario porre l’accento sulla scuola: il luogo più idoneo per combattere l’analfabetismo religioso e promuovere in questo ambito conoscenza e consapevolezza più adeguate.

 

Schermo Intero
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