A cura di Federica Candido

Il tema dell’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche suscita sempre un vespaio di polemiche e dà vita a scontri ideologici tra diverse visioni culturali, soprattutto quando tali dibattiti vengono innescati da sperimentazioni e innovazioni sul tema come l’introduzione dell’insegnamento della religione islamica.
In Europa – nonostante la significativa presenza di persone di fede musulmana e la costante crescita del numero di alunne e alunni appartenenti a questa religione e iscritti nelle scuole pubbliche europee – solo alcuni Paesi come il Belgio, l’Austria e la Germania hanno introdotto in modo strutturale l’insegnamento della religione islamica nelle scuole pubbliche.
In altre nazioni sono attualmente in corso una serie di sperimentazioni, oggetto di critica da parte dei movimenti della destra radicale, volte o all’introduzione di scuole islamiche finanziate dallo Stato (come il caso dell’Olanda) oppure all’istituzione di un corso di religione nelle scuole pubbliche con più opzioni (cattolica, protestante, ortodossa, ebraica, islamica oppure il corso di morale) come avviene invece in Belgio.
Ed è proprio a partire dal caso specifico del Belgio che si è avviata una vivace discussione in merito anche alla qualità di questo insegnamento, alla formazione dei docenti che lo tengono e alla proposta editoriale che supporta questo tipo di didattica. Tale confronto vede come attori non solo gli addetti al mondo della formazione e gli studiosi del settore ma anche le autorità politiche e istituzionali. Di fatti, la necessità di far fronte a tutti questi ambiti è dettata anche dal numero sempre più crescente degli studenti che decidono di avvalersi dell’insegnamento di religione islamica in Belgio (attualmente sarebbero 70 mila e nel 2021 solo il 15,6% ha seguito l’opzione cattolica, mentre il 23,7 quella islamica). Nello specifico, anche l’editoria inizia a muoversi con novità editoriali sul tema: è il caso delle Fiandre con la pubblicazione per i tipi di Van In del libro di testo intitolato “Sira” che, insieme allo studio del Corano, prevede l’analisi di fonti storiche così come incentiva la riflessione intorno a una serie di temi quali la cittadinanza, il riscaldamento globale, il bullismo, la difesa dei diritti.
Questo argomento necessita certamente di essere trattato da più punti di vista, soprattutto alla luce dei cambiamenti demografici che riguardano questa fetta della popolazione europea. Sul tema sono due le posizioni, antagoniste, che si stanno affermando nello scenario politico e sociale europeo: da un lato, secondo un atteggiamento più progressista, c’è chi sostiene che la promozione della conoscenza dell’Islam sia una via per prevenire la radicalizzazione e, al contempo, uno strumento per disinnescare pregiudizi e stereotipi dettati da false conoscenze o da posizionamenti ideologici; dall’altro lato, al contrario, una posizione più conservatrice sostenuta dalle destre, ritiene che l’inserimento di tali contenuti nell’ambito dell’offerta formativa scolastica sia l’anticamera per fomentare radicalismi violenti. Com’è evidente, gli ostacoli – sia sul piano politico che su quello economico – sono molti, così come molteplici sono gli aspetti che da qui in avanti bisognerà affrontare in modo concreto.

Per approfondire:

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