A cura di Michele Trabucco, Federica Candido e Sara Giorgetti

1. Il numero degli avvalentesi dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane è in calo. È utile, ai fini educativi, l’insegnamento della religione cattolica?

Il calo nel numero degli avvalentesi dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) è legato non solo al calo demografico, ma anche alla generale crisi identitaria dell’occidente che si manifesta anche nei confronti del cattolicesimo e della sua tradizione. Tale insegnamento risente anche del costante aumento di alunni e studenti di altre confessioni religiose. Ciò detto l’insegnamento della religione cattolica, inserito nell’offerta formativa delle scuole del primo e del secondo ciclo, concorre, al pari delle altre discipline, allo sviluppo dell’identità personale ed etica dell’individuo.

2. L’ora alternativa. Lasciare che siano le singole scuole a scegliere tra varie attività che spaziano da contenuti e progetti differenti a un’ora di buco vi sembra un’opzione valida, o trovereste più utile una soluzione unitaria pensata su scala nazionale? Quali vi sembrano le attività più indicate, tra quelle attualmente proposte?

L’ora alternativa lascia spazio all’ autonomia didattica delle singole istituzioni scolastiche nel rispetto di una scelta libera e consapevole delle famiglie: parlare di una soluzione unitaria pensata su scala nazionale ed eterodiretta potrebbe non tenere conto del contesto sociale di riferimento in cui la comunità scolastica è inserita ed opera.

3. L’insegnamento della religione cattolica è l’unico al quale la classe non partecipa in modo unitario. Che impatto ha questo aspetto sulla formazione?

Fermo restando che non è l’unico (si pensi agli insegnamenti per classi aperte e in quelle articolate), quanto posto nel quesito richiama il principio sancito dal Concordato che vuole l’insegnamento IRC “obbligatorio nell’orario e facoltativo nella scelta”: compito della scuola è quello, attraverso le discipline, di fornire strumenti con i quali i nostri studenti possano orientarsi in un mondo sempre più globale e senza barriere fisiche. Riduttivo legare la formazione di una studentessa o di uno studente alla singola disciplina e/o materia considerata l’evidenza pedagogica che vuole la formazione passare da momenti formali, informali e non formali.

4. Secondo la vostra esperienza, sarebbe vantaggioso affiancare all’insegnamento della religione cattolica insegnamenti facoltativi di altre fedi religiose? Oppure trovereste più indicato un insegnamento sostitutivo di IRC e plurale, un insegnamento delle religioni o del fatto religioso? Perché?

Richiamo quanto già argomentato prima: non si tratta di dover aggiungere, ma di lavorare con quello che già c’è. Il nostro sistema scolastico è quello che ha più materie rispetto ai corrispettivi sistemi europei. È indubbio che la scuola italiana stia vivendo un significativo mutamento sociale legato all’ingresso, come si è detto, nella popolazione scolastica di alunni di nazionalità non italiana, figli di immigrati di religione diversa rispetto alla cattolica: la scuola statale non può non fare i conti con tale fenomeno. Dare una risposta netta porterebbe a fraintendimenti perché il dibattito pedagogico che sta avvenendo nelle sedi opportune è complesso, plurale e va impostato in modo costruttivo.

[1] L’ANP è l’associazione sindacale più rappresentativa della dirigenza scolastica in Italia.

 

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