A cura di Michele Trabucco

Il velo per le ragazze e per le donne di religione islamica è un segno distintivo della scelta di adesione di fede. È controversa l’origine e soprattutto il suo legame diretto con le indicazioni del Profeta, infatti il Corano non menziona specificamente l’obbligo del velo ma invita le donne genericamente alla modestia e al pudore: la Sura XXIV infatti stabilisce:

dì alle credenti che abbassino gli sguardi e custodiscano le loro vergogne e non mostrino troppo le loro parti belle, eccetto quel che di fuori appare, e si coprano i seni d’un velo e non mostrino le loro parti belle ad altri che ai loro mariti o ai loro padri[1].

È indossato a partire dall’età della pubertà, cioè tra i 9 e i 12 anni, in quanto indica la maturità raggiunta per poter fare una scelta consapevole di fede. Non dovrebbe essere un obbligo, così come tutte le pratiche e i riti di una religione, ma solo il frutto di una scelta responsabile, libera e consapevole. Costituisce un simbolo di devozione religiosa e viene indossato come atto di osservanza della Sharia.

In realtà ci sono diversi tipi e stili di velo: dal burqa, che copre totalmente il capo e il viso, all’ hijab, che copre il capo e il collo lasciando scoperto completamente il volto, lo chador, che copre soltanto le spalle e la parte superiore del capo, infine il niqāb, tipico dell’Arabia Saudita, che copre interamente la figura femminile ma lascia visibili gli occhi.

In alcuni Paesi a maggioranza musulmano è obbligatorio indossarlo. In Iran dal 1983 una legge impone a tutte le donne l’hjiab, così come in Tunisia e in Turchia. In Arabia Saudita e in Afghanistan è obbligatorio il burqa.

D’altro canto il velo è diventato oggetto di dibattito in alcuni Paesi non a maggioranza musulmana, suscitando a volte tensioni e scontri tra i difensori del velo, come segno di identità e di appartenenza culturale e religiosa, e i difensori della libertà di scelta e di non vincolare un certo tipo di vestito ritenuto poco rispettoso della dignità e libertà della donna.

Bisogna risalire al 2011 per una prima sentenza della Corte europea dei diritti umani (EDU) inerente al velo islamico nella Dahlab contro Svizzera (Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ricorso n. 42393/9, Dahlab contro Svizzera, 2001, disponibile qui: http://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-22643).  Da allora diverse e numerose le cause affrontate in merito alla libertà o meno di indossare il velo.

Così, mentre in Austria dal 2019 è stata approvata la legge che impedisce alle bambine delle scuole elementari di indossare in classe l’hijab, recentemente il governo danese ha respinto una proposta di legge del Partito popolare danese che voleva impedire alle bambine di indossare il velo in classe, andando in parte contro le raccomandazioni di una commissione parlamentare che aveva indicato il velo come uno degli strumenti che creano discriminazione nella popolazione femminile danese.

Il velo come elemento e simbolo di distinzione o di appartenenza ad una religione nel segno della libertà? È una questione che si ripresenta in diversi Paesi e che interroga sul significato per le donne e l’intera società.

L’articolo racconta quanto accaduto in Danimarca  https://iqna.ir/it/news/3488729/danimarca-governo-rifiuta-piano-per-vietare-hijab-nelle-scuole.

Tale problematica è frequente anche in diversi altri Paesi europei, come in Francia, dove la tradizione laica molto forte e rigida ha frequentemente acceso dibattiti. Ultimo episodio raccontato riguarda la moda di indossare abiti tradizionali legati alla propria religione, in particolare quella islamica. Così “nei licei francesi l’abbigliamento islamico è predominante. Velo, abaya (tradizionale abito islamico per donne) e kamis (tunica musulmana per uomini) caratterizzano la nuova moda parigina”, come rileva l’inchiesta del 2022 de L’Opinion. Qui l’articolo https://lanuovabq.it/it/islam-in-francia-il-velo-a-scuola-diventa-una-moda.

Anche in Paesi extra UE si si riportano episodi simili. In India, nel 2022 “dallo Stato del Karnataka è partito il divieto di indossare l’hijab durante le lezioni, imponendo alle ragazze di privarsi della loro identità e acuendo le tensioni sociali tra hindu e musulmani, a cui sono seguite settimane di protesta”. Il dibattito è aperto e molto acceso anche nel subcontinente indiano.  https://ecointernazionale.com/2022/02/lindia-divieto-indossare-velo-nelle-scuole-pubbliche/.

In Iran lo scorso aprile il Ministro dell’Istruzione ha confermato la validità della legge che vieta a chi non indossa il velo di frequentare la scuola. Viene confermata in maniera molto chiara e rigida la necessità di indossare un abito religioso per accedere all’istruzione da parte delle ragazze., per rispettare le prescrizioni dell’Islam e della sharia. https://www.ilmattino.it/primopiano/esteri/iran_velo_obbligo_scuola_studentesse_perche-7326272.html?refresh_ce.

[1] Trad. it. tratta da A. Bausani, Il Corano, Ed. Rizzoli, Firenze 2000.

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