I temi affrontati nella sezione monografica di questo numero di EREnews nascono da alcune domande su cui più volte in redazione ci siamo interrogati e confrontati.
Ci sforziamo di osservare criticamente il mondo che ci circonda, di tentare di formulare le giuste domande per rispondere alle realtà che viviamo e che attraversiamo, di essere analisti attenti, e pertanto ci è sembrato doveroso dedicare – attraverso il nostro strumento di osservazione privilegiato, ossia l’insegnamento del fatto religioso – parte della nostra attenzione e del nostro lavoro alla guerra in Ucraina e al complesso e intricato scenario che le fa da sfondo.
Abbiamo provato a dare conto del ruolo assegnato alle religioni nei sistemi scolastici attuali in Ucraina e in Russia e abbiamo tentato di indagare anche altre possibili questioni come le strategie di accoglienza nei diversi sistemi scolastici europei, e in particolare in Italia, dei bambini/ragazzi ucraini attualmente rifugiati.
Articolo di approfondimento
L’istruzione italiana e i giovani rifugiati ucraini
A cura di Filippo Mariani
Dei milioni di profughi in fuga dal conflitto russo-ucraino moltissimi sono bambini e ragazzi che si sono trovati costretti a interrompere il proprio percorso formativo. Molti di essi hanno trovato rifugio in Italia dove lo Stato ha cercato di inserirli all’interno delle realtà scolastiche del territorio. In particolare, stando ai dati raccolti dal Ministero dell’Istruzione al 13 giugno 2022, l’accoglienza scolastica di studenti ucraini relativa all’anno scolastico 2021-2022 ha riguardato un totale di 27.506 ragazzi distribuiti sul territorio nazionale con una maggior affluenza al centro-nord, fatta eccezione per Lazio e Campania. Quasi la metà dei giovani (12713) è stata iscritta alla scuola primaria, mentre solo 2.559 sono gli alunni integrati nella scuola secondaria di II grado. La bassa affluenza di quest’ultima categoria è probabilmente dovuta anche al fatto che ai ragazzi più grandi è permesso collegarsi in remoto per seguire direttamente le lezioni erogate dalle scuole in Ucraina. L’anno scolastico, iniziato tardivamente, è considerato valido in seguito alla frequenza di almeno tre quarti di un monte ore personalizzato, il quale tiene conto del percorso scolastico seguito dai ragazzi nel loro paese d’origine. Allo stesso modo, per la scuola secondaria di I grado e di II grado è prevista l’attivazione di un Piano didattico personalizzato (PDP) e di percorsi personalizzati. Il Ministero per l’Istruzione, inoltre, ha
organizzato un portale online dove è possibile reperire tutte le indicazioni utili per far fronte alla nuova emergenza educativa. In questo senso, risulta essere di aiuto anche un programma di orientamento interculturale pubblicato dal Ministero nel marzo 2022, con l’intento di favorire l’integrazione di alunni provenienti da contesti migratori: il documento non si occupa esclusivamente della crisi migratoria ucraina, ma si applica bene anche a questa realtà. Al suo interno sono ribaditi alcuni punti principali dell’accoglienza di alunni migranti, quali il diritto alla scuola, apprendimento linguistico, mediazione linguistico-culturale, valorizzazione della diversità linguistico-culturale, ecc. Tra le iniziative del ministero, è particolarmente interessante il Piano Estate: già sperimentato lo scorso anno, il Piano torna nel 2022 ponendo l’accento sull’accoglienza degli studenti ucraini. In vista dell’anno scolastico 2022-2023, esso intende incrementare l’insegnamento dell’italiano e predisporre computer per lezioni in DAD dall’Ucraina, insieme ad attività educative, ricreative e sportive. Nella stessa direzione va il documento prodotto lo scorso 30 giugno dalla commissione europea per l’inclusione nell’educazione dei ragazzi che provengono dall’Ucraina.
Tanto nell’impegno italiano che in quello europeo, però, sembra essere assente la tematica religiosa. Mentre nel lavoro della commissione europea essa potrebbe sicuramente rientrare nella definizione della parola culture, più volte ripresa all’interno del suddetto documento, per l’Italia sembra profilarsi una situazione diversa riconducibile alla vexata quaestio dell’insegnamento religioso che non si allontana dai confini della religione cattolica.
A mia conoscenza, i rifugiati ucraini che il prossimo anno scolastico si iscriveranno a scuola potranno scegliere se avvalersi oppure no dell’insegnamento di religione cattolica. Di conseguenza, tale circostanza storica, ossia l’iscrizione di studenti ucraini alla scuola pubblica italiana, soprattutto in alcune scuole del nord Italia, ci impone una riflessione intorno alla necessità di pensare un insegnamento alternativo di religione cattolica – probabilmente di religione ortodossa, se consideriamo che è quella maggioritaria in Ucraina.
Se infatti non può essere escluso che per il prossimo anno scolastico il ministero dell’istruzione preveda, per i rifugiati ucraini, un insegnamento alternativo a IRC, non c’è alcuna indicazione in questo senso. È vero che una tale decisione presterebbe senz’altro il fianco alla facile critica del perché si decida di intraprendere ora un percorso mai preso in considerazione sotto la spinta di ondate migratorie passate – critica tra l’altro già sollevata anche nei confronti degli sforzi, anche economici, messi in atto per l’integrazione e il sostegno dei giovani ucraini, non spesi invece per bambini e adolescenti provenienti da altre realtà, come ad esempio quella afghana. Tuttavia, è opinione di chi scrive che tale risoluzione avrebbe un duplice vantaggio: in primis, si offrirebbe a migliaia di ragazzi un insegnamento alla religione alternativo, poco importa che simile attenzione non sia stata applicata in precedenza in altri contesti. In secondo luogo, l’occasione potrebbe essere sfruttata come un momento costruttivo di apertura e allargamento del dibattito in merito alla possibilità di ampliare l’orizzonte dell’insegnamento della religione in Italia. Un bel segnale di apertura è stato dato dalla FISM (Federazione italiana scuole materne), che federa scuole dell’infanzia pubbliche paritarie cattoliche o di ispirazione cristiana. Già pochi giorni dopo lo scoppio del conflitto FISM si era dichiarata disponibile a mettere a disposizione le proprie strutture e la propria rete per dare accoglienza e istruzione ai bambini ucraini rifugiati e alle loro famiglie. A fine marzo in Lombardia, nella diocesi di Milano, erano stati resi disponibili da 353 scuole dell’infanzia di ispirazione cattolica 1686 posti per bambini ucraini. Tuttavia, il 17 maggio la federazione ha richiesto alle sue scuole la creazione di un fondo “di condivisione per l’accoglienza dei bambini ucraini”, necessario per cercare il supporto della rete di scuole a quegli istituti che soffrono situazioni critiche sotto il peso dell’accoglienza, in attesa di un intervento del Ministero dell’Istruzione. Relativamente ai bambini più piccoli, la FISM registra che “dopo le manifestazioni di disponibilità tra fine marzo e inizio aprile sono centinaia e centinaia ‘i nuovi amici’, soprattutto fra i tre e i sei anni, da Nord a Sud che hanno dovuto tener conto di ritardi per le necessarie attenzioni normative” o per necessario supporto psicologico. Sono segnali, questi, di quanto sia grande e in aumento la pressione dei giovani rifugiati ucraini sul sistema dell’istruzione italiano e di come quelle trattate nel presente articolo siano sì ottime iniziative, ma rappresentino ancora dei punti di partenza. Anzi, come già accennato, l’ingresso di così tanti alunni di cultura anche religiosa diversa da quella italiana potrebbe rappresentare anche uno spunto per discutere sull’insegnamento della religione in Italia.
L’insegnamento delle religioni nella scuola Ucraina
A cura di Francesco Carta
La scuola e le religioni
La scuola in Ucraina è gratuita e aperta a tutti i cittadini indiscriminatamente. L’obbligo scolastico va dai 6 ai 17 anni di età, ma è in corso una riforma che gradualmente lo aumenterà di un anno.
Il 98% dell’istruzione obbligatoria è pubblica.
In Ucraina la Chiesa e le organizzazioni religiose sono separate dallo Stato. In virtù di questo principio la Costituzione ucraina, approvata nel 1996, recita esplicitamente, all’articolo 35, che la scuola dev’essere separata dalla Chiesa.
Le scuole private e religiose sono libere di organizzare i propri curricula scolastici ma non sono riconosciute dallo Stato e non ricevono alcun sussidio pubblico.
Denominazione della materia e collocazione nei programmi scolastici
In seguito all’Ordine n°437 del 26 luglio 2005 “sullo studio di corsi opzionali di Etica della fede e Studi religiosi”, emanato dal Ministero dell’Educazione e della Scienza dell’Ucraina, è possibile istituire, all’interno delle scuole pubbliche, dei corsi opzionali di tipo confessionale (es. Fondamenti dell’etica cristiana ecc.) organizzati dalle istituzioni delle diverse religioni del territorio. Tali corsi possono essere sostituiti con quelli di etica laica o seguiti insieme a essa.
I programmi e i libri di testo di questi corsi devono essere approvati da un’apposita commissione afferente al Ministero dell’Educazione e della Scienza dell’Ucraina per le questioni etiche.
Per approfondire:
Costituzione ucraina:
http://biblioteka.sejm.gov.pl/wp-content/uploads/2017/06/Ukraina_ang_010117.pdf
Sistema scolastico ucraino:
https://theewc.org/resources/school-education-in-ukraine/
https://refugee-ed.sqe.gov.ua/for-governments/
https://emergency.mon.gov.ua/educationalsystem/#tab-4
Sui rapporti tra Stato e religione in Ucraina:
https://classic.iclrs.org/content/blurb/files/Ukraine.1.pdf
https://www.state.gov/reports/2021-report-on-international-religious-freedom/ukraine/
https://khpg.org/en/1151768398
Sulle attuali questioni legato all’insegnamento confessionale nelle scuole:
https://history.sspu.edu.ua/images/2021/11/26/_9_2021_-tmns_elektronne_vidannya.pdf#page=18
L’insegnamento delle religioni nella scuola
A cura di Federica Candido e Sara Giorgetti
Russia
L’attuale Costituzione della Federazione Russa (1993) proclama la natura laica dello Stato e afferma esplicitamente che: “La Federazione Russa è uno Stato laico. Nessuna religione può costituirsi in qualità di religione di Stato od obbligatoria” (articolo 14, paragrafo 1)[1]. Il paragrafo 2 dello stesso articolo afferma inoltre che: “Le associazioni religiose devono essere indipendenti dallo Stato e sono uguali davanti alla legge”. Anche se il progetto politico e culturale comunista in passato aveva fortemente influito sull’abbandono della religiosità tradizionale, in favore dell’ateismo, ad oggi, circa il 64% dei cittadini russi si identifica come ortodosso, l’1% appartiene ad altre confessioni cristiane, il 6% si proclama musulmano, circa l’1% è seguace di altre religioni (tra cui l’ebraismo e il buddismo), mentre il 25% si definisce non credente[2].
A partire dal 2009, in seguito all’ascesa al soglio patriarcale del Metropolita Kirill, la Chiesa Ortodossa ha acquisito un’importanza ed una popolarità crescente nella società russa.
Nell’ambito della cultura e dell’istruzione, pur mantenendo fede all’inderogabile principio della laicità dello Stato, sono stati compiuti dei progressivi interventi nell’istruzione universitaria e scolastica, finalizzati all’acquisizione di una formazione che comprendesse anche lo studio delle scienze delle religioni. Il primo progetto educativo relativo alla formazione in ambito religioso è stato approvato dal Ministero dell’Istruzione nel 1992, e riguardava corsi di formazione di livello universitario. Negli atenei statali e non statali (confessionali e privati) sono stati attivati corsi di laurea in teologia, che hanno generato un vivace dibattito relativo ai contenuti ed all’impostazione da dare ai nuovi corsi [3]. A partire dal 1999, il corso di laurea triennale è stato arricchito e completato da un corso magistrale. Nell’autunno del 2013, dopo l’entrata in vigore della nuova legge sull’educazione nella Federazione Russa, si è delineata una svolta significativa anche negli studi teologici universitari: il ministero dell’Istruzione e della Scienza russo ha approvato il nuovo elenco dei corsi universitari, questo ha comportato anche il riconoscimento, a livello statale, dei titoli accademici di ambito teologico. Università pubbliche e private ad oggi hanno attivato corsi di laurea riconosciuti dallo Stato e dalla Chiesa Ortodossa: le Accademie Teologiche Ortodosse di Mosca e San Pietroburgo, l’ Ortodossa Tsaritsin, l’Istituto Teologico Ortodosso di Santo Makaryevsky, le Università di Omsk, di Altai e di Nizhny Novgorod etc4. Negli ultimi decenni, anche la religione islamica ha trovato notevole diffusione all’interno della Federazione Russa, e conseguentemente, sono nate le Università islamiche di Mosca, Kazan, Ufa e Nizhny Novgorod.
Dall’anno 2012, dopo quasi sette decenni di ateismo, la Russia ha scelto di reintrodurre in via sperimentale l’educazione religiosa nelle scuole pubbliche5: è stato infatti inserito un corso obbligatorio da seguire nel quarto anno della scuola primaria, intitolato Fondamenti di culture religiose ed etica secolare (ORKSE) 6. Il decreto, approvato da Putin e condiviso non solo dal Patriarcato di Mosca ma anche dalla comunità musulmana, ha suscitato un ampio dibattito.
La nuova disciplina, come stabilito dal decreto-legge, comprende sei moduli e i genitori (o rappresentanti legali) di ciascun bambino/a, sono chiamati a sceglierne uno:
“Fondamenti di cultura ortodossa”
“Fondamenti di cultura islamica”
“Fondamenti di cultura buddista”
“Fondamenti di cultura ebraica”
“Fondamenti di culture religiose dei popoli della Russia”
“Fondamenti di etica secolare”
Conformemente alle norme costituzionali (articoli 13 e 14 della Costituzione della Federazione Russa), nonché alla legge “Sulla libertà di coscienza e sulle associazioni religiose”, la scelta di uno dei 6 moduli è diritto esclusivo dei genitori (legali rappresentanti) di studenti minorenni. Il percorso formativo dell’ORKSE è un unico sistema educativo integrato. Tutti i suoi moduli devono coerenti tra loro in termini di obiettivi pedagogici, requisiti e risultati dei contenuti educativi. Il corso di formazione ORKSE è culturale e non teologico; pertanto, l’obiettivo dichiarato è quello di sviluppare negli scolari di età compresa tra 10 e 11 anni conoscenze ideali e valori morali che costituiscono la base delle tradizioni religiose e secolari della cultura russa. Alcuni analisti sostengono che tale progetto educativo, stabilito dalla legge di Stato, sia stato fortemente voluto da Putin per fronteggiare – con l’intento di attivare un processo di rieducazione e moralizzazione – un Paese, e in particolar modo le sue periferie, fortemente in crisi non solo economica, ma soprattutto umana e familiare.
Quest’anno ricorre il decimo anniversario dall’introduzione sperimentale del corso di Cultura Religiosa ed Etica Secolare (ORKSE) nelle scuole russe. È trascorso dunque un decennio ed è possibile tracciare un bilancio sui risultati dell’esperimento culturale intrapreso nel 2012, e non ancora tramutato in un insegnamento permanente.
Sulla base delle statistiche7, nel corso degli anni è emerso come “Fondamenti di etica secolare” sia stato scelto dal 42% degli studenti, “Fondamenti di cultura ortodossa” è stato selezionato dal 34% (con un trend in crescita rispetto al 30% nel 2012), “Fondamenti delle Culture religiose” è al terzo posto con il 17% (18% nel 2012), “Fondamenti di cultura islamica” è stato scelto dal 5% degli studenti (in decrescita rispetto al 9% iniziale). I moduli riguardanti lo studio dei fondamenti delle culture Buddista ed Ebraica sono rimasti a un livello statisticamente molto basso, inferiore all’1%.
Tuttavia, l’opinione pubblica non sembra gradire particolarmente la presenza di corsi di etica e religione all’interno della scuola pubblica. L’ultima indagine condotta dal Centro Levada8 ha mostrato come il gradimento dei corsi ORKSE sia in calo: la quota di coloro che aderiscono all’insegnamento delle basi della religione a scuola è in costante decrescita, mentre la percentuale di coloro che ritengono che “non dovrebbe esserci posto per la religione nelle scuole” ha registrato un incremento di quasi due volte in otto anni e mezzo, passando dal 17% del 2013 al 31% del 2021. Un atteggiamento di critica nei confronti di questo insegnamento è rilevato soprattutto tra chi appartiene alla fascia di età 18-24 anni, ossia tra coloro che hanno vissuto l’esperienza diretta di questo insegnamento sperimentale. Emerge inoltre, come osservato dal sociologo Lev Gudkov, che il 22% di coloro che sono favorevoli all’introduzione dell’istruzione religiosa nelle scuole secondarie sono principalmente “provinciali, residenti di città medie e piccole e popolazione rurale. Non molto istruiti, non molto ricchi e, di conseguenza, molto tradizionalisti”9. La comunità ortodossa, a sua volta, è insoddisfatta della brevità del corso e della mancanza di integrità nell’educazione morale delle giovani generazioni.
In conclusione, i punti su cui convergono quasi tutti i critici dei corsi ORKSE sono due: da un lato, la collocazione nel curricolo scolastico (tra 4a e 5a elementare, per un totale di 34 ore) e, dall’altro, gli obiettivi formativi. Di fatto, la qualità dell’insegnamento, secondo gli stessi insegnanti dovrebbe essere migliorata con altri metodi: in dieci anni sono stati proposti ai docenti di scuola primaria dei corsi di breve durata che però non hanno prodotto effetti a lungo termine.
In linea di principio, è vero che lo scopo per cui è nato il corso “Fondamenti di culture religiose ed etica secolare” è conforme ai Principi di Toledo e si propone di incentivare una appropriata comprensione della diversità religiosa del mondo contemporaneo; tuttavia, nonostante questa affermazione di massima, la declinazione del corso nel concreto ha suscitato forti critiche da parte di accademici e analisti, che non hanno mancato di sottolineare che questo insegnamento possa creare divisioni e che si possa facilmente incorrere in pericolose conseguenze quali l’indottrinamento confessionale10.
[1] Cfr. https://www.art3.it/Costituzioni/cost%20RUSSA.pdf
[2] Per queste statistiche cfr. O. FILINA, Mapping Russia’s Religious Landscape, https://www.rbth.com/articles/2012/08/30/mapping_russias_religious_landscape_17819.html
[3] D. SHMONIN, Theology in Secular and Denominational Universities in Contemporary Russia: Problems and Prospects for the Development of Religious Education, in «Islamic Education in Secular Societies» , Ednan Aslan, Margaret Rausch (eds.), Frankfurt am Main, Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Wien, Peter Lang edition, 2013, pp. 237-246.
[4] D. SHMONIN, Religion ed education in contemporary Russia: the dynamics of recent years, in «Analysis» 2014, pp. 1-10.
[5] Per una lettura della normativa che introduce in via sperimentale i corsi ORKSE cfr. http://orkce.apkpro.ru/209.html
[6] http://arz-skola7.3dn.ru/_ld/2/210_pi08-250.pdf; http://orkce.apkpro.ru/
[7] Si tratta delle statistiche ufficiali rese note dal Ministero dell’Istruzione Russo al sito http://orkce.apkpro.ru/monitoring_testirovanie.html
[8] Per una lettura completa dei dati: https://www.levada.ru/2017/07/18/religioznost/
[9] https://www.levada.ru/2022/02/04/eksperimentalnoe-patriarshestvo/
[10] Per un approfondimento sui programmi dei corsi ORKSE e sulle criticità emerse nel decennio di sperimentazione di questo insegnamento cfr. https://www.ponarseurasia.org/a-decade-of-religious-education-in-russian-schools-adrift-between-plans-and-experiences/
Per approfondire:
– Costituzione della Federazione Russa: http://www.constitution.ru/index.htm
– Ministero dell’Istruzione della Federazione Russa: https://minobrnauki.gov.ru/
– Sito dell’ORKSE con relativi programmi, normative e statistiche: http://orkce.apkpro.ru/
Schermo Intero